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7 dic 2021

Fratture Mandibolari

Rappresentano un gruppo frequente di fratture a carico del massiccio-facciale. Oltre alle fratture conseguenti a traumi diretti (percosse, accidentali, stradali, etc…), si possono verificare anche fratture patologiche della mandibola legate a sue condizioni intrinseche come l’atrofia mandibolare, tipica nei pazienti anziani e/o edentuli, oppure negli esiti di pregressi trattamenti attinici (radioterapia) o farmacologici (bifosfonati).

Si distinguono fratture aperte e chiuse, a seconda dell’esposizione o meno dei monconi di frattura, complete e incomplete, composte e scomposte. Possono localizzarsi a livello del condilo, dell’angolo, del corpo, della sinfisi e parasinfisi, del ramo, del processo alveolare, del processo cornoide della mandibola. Ogni frattura è associata a una specifica dinamica traumatica che a volte le caratterizza. Ad esempio un trauma del mento può causare la frattura dei condili mandibolari, mentre traumi del ramo mandibolare, quindi lateralizzati, possono essere accompagnati da fratture a carico dell’emimandibola controlaterale.

La sintomatologia delle fratture mandibolari è caratterizzata da dolore, edema ed ematomi della regione traumatizzata, dalla presenza spesso di ferite a livello cutaneo (nella regione del trauma diretto) e/o ferite della mucosa orale, dovute anche alla morsicatio esito del trauma. La frattura della mandibola causa malocclusione con associata difficoltà nei normali movimenti di apertura e chiusura della bocca.

L’obiettivo primo della riduzione chirurgica delle fratture della mandibola è quello di ripristinare l’occlusione e l’armonia facciale. L’intervento si esegue di solito in anestesia generale, in sala operatoria, e prevede l’utilizzo di placche e viti per stabilizzare i monconi ossei fratturati. A seconda della localizzazione della frattura, l’incisione si esegue a livello intraorale, con il vantaggio di non avere cicatrici cutanee. Non si utilizzano, in genere, blocchi intermascellari rigidi, quindi il paziente è in grado di alimentarsi per bocca da subito.

L’intervento chirurgico in sala operatoria ha una durata variabile ma comunque abbastanza breve (da 40 minuti ad 1 ora, a seconda della complessità del caso). E’ opportuno mantenere una adeguata igiene orale nell’immediato postoperatorio per l’elevato rischio di infezioni locali. In caso di successivo dolore o infezione nella regione delle placche di osteosintesi, queste possono essere rimosse tramite un intervento eseguito in anestesia locale in regime ambulatoriale o in sedazione. La guarigione richiede riposo fisico, assunzione di antibiotico terapia e antidolorifici, con una prognosi di qualche giorno. Sarà necessario seguire una dieta morbida per qualche settimana ed evitare attività sportiva agonistica per 30 giorni, soprattutto evitando sport di contatto.